L’attesa messianica dovuta alla nuova direttiva tecnica sulla flessibilità delle ali, che aveva caratterizzato la vigilia di questo GP di Spagna, disputatosi sull’impegnativo tracciato di Barcellona, è stata ovviamente delusa, com’era facilmente prevedibile. Oscar Piastri ha vinto davanti al suo compagno di squadra Norris, senza nessuno stravolgimento dei valori in campo. I papaya-boys, come da copione, hanno monopolizzato la prima fila in qualifica e dominato la gara, con l’australiano sempre davanti, rovesciando così le dinamiche di Montecarlo. Le alchimie sfoderate da Ferrari e Red Bull, con Leclerc che ha sacrificato la sua qualifica per tenersi un treno di gomme medie nuove per la gara dove è finito fortunosamente a podio, mentre Verstappen tentava una strategia “schumacheriana” di tre soste, con l’assurdo utilizzo della mescola dura nell’ultimo stint, si sono rivelate per l’olandese un flop peggiore dell’ultima Biancaneve della Disney.
Una volta, quando il circuito di Montmelò era utilizzato dalla maggioranza dei team per i test invernali, si diceva che “una macchina che va forte a Barcellona, va forte dappertutto”. Riguardo alla Mc Laren, l’avevamo intuito.
Tra i temi principali di questo GP di Spagna, oltre alle tanto sbandierate direttive tecniche che a molti sono apparse come un maldestro tentativo di mettere in difficoltà le monoposto di Woking, c’è l’ennesimo mancato duello tra Piastri e Norris che, pur trovandosi in lotta per il Mondiale, non si sono ancora scontrati apertamente: se uno domina, l’altro rincorre senza riuscire ad impensierirlo, con buona pace di Andrea Stella che, sin qui, ha potuto limitarsi a mettere mano a birra e popcorn e godersi lo spettacolo. Nessuno screzio in pista o fuori, nessuna polemica e, sembra, nessuna spaccatura interna che possa far prevalere l’uno o l’altro, a prescindere dalle presunte fragilità di Norris, che oggi ha mostrato di nuovo una certa titubanza al via o dall’apparente freddezza di Piastri. La realtà è che sono due ragazzi velocissimi al volante della macchina migliore, forse non ancora del tutto consapevoli di avere il campionato a portata di mano.
La Ferrari, come dicevamo, ha comunque raddrizzato un weekend difficile con il terzo posto di Leclerc, tuttavia non ha mancato di complicarsi la vita, soprattutto in qualifica, quando il monegasco ha rinunciato ad effettuare un secondo tentativo in Q3 per tenersi un treno di gomme medie nuove in gara, poi rivelatesi del tutto inefficaci. A salvare la gara di Charles ci ha pensato la safety-car, causata dal ritiro di Antonelli, che gli ha permesso di rimontare una gomma soft ed avere così la meglio su Verstappen che, come dicevamo, si è ritrovato a fare i conti con una hard difficile da portare in temperatura, al punto da prendersi una paurosa sbandata alla ripartenza e dover cedere il terzo posto a Leclerc dopo una “toccatina” in pieno rettilineo. Chi ha stretto chi? Dall’onboard Leclerc sembrava avere il volante dritto… Verstappen ha poi messo in scena il suo peggior repertorio due curve dopo con Russell, con il risultato di ritrovarsi una penalità di dieci secondi e rischiare sempre più concretamente la squalifica per una gara, ovviamente non senza aver fatto la vittima, con il suo solito atteggiamento da bullo di terza elementare. Va però sottolineato che il vero pasticcio, per una volta, l’ha combinato il suo muretto, con la sciagurata decisione di montargli una gomma dura, della quale si è, giustamente, stupito lui per primo, scelta giustificata dal povero Lambiase in modo lapidario: “non abbiamo altro”.
La Red Bull come la Ferrari? Forse è da tutto ciò che nascono le voci di un possibile arrivo a Maranello di Chris Horner: un tentativo di entrare nel mood, nonostante lo Spice boy abbia dichiarato che il suo italiano sia peggiore dell’inglese di Briatore. Forse non ha mai sentito Valentino Rossi tentare di esprimersi nella lingua di Albione…
Chi lascia la Catalogna con qualche grattacapo di troppo è la Mercedes. Se Russell, con una delle sue gare in sordina, escludendo la sceneggiata rusticana a tre giri dalla fine con un Verstappen in modalità “autoscontro-che-poi-ci-beviamo-un-chinotto”, ha chiuso quarto, per Antonelli è arrivato il secondo ritiro dopo quello di Imola: un campanello d’allarme sull’affidabilità delle frecce d’argento, soprattutto in vista di appuntamenti probanti per il motore come Montreal o Zeltweg.
Nota di encomio per l’incredibile Hulkenberg, quinto dopo una gara tutta in rimonta sin dallo spegnimento dei semafori, culminata nel sorpasso ai danni di uno spento Hamilton nelle convulse fasi finali, che a qualcuno è apparso un po’ come una sorta di vendetta di Binotto, ora al timone della Sauber quasi Audi.
Rimane comunque la sensazione che Sir Lewis, presentatosi davanti ai microfoni nel post gara con un atteggiamento che ricordava molto Leclerc, ovvero un’espressione tra il cane bastonato e chi ha appena ricevuto il conguaglio del gas, non creda minimamente nel progetto della SF25,sensazione avvalorata dalle sue dichiarazioni relative al concentrarsi sulla vettura del 2026, pertanto ai tifosi della rossa non resta che rimettersi nell’ottica di ripetere il solito mantra: “anche quest’anno, il mondiale lo vinciamo l’anno prossimo”. Un simpatico revival che suona molto Anni Ottanta…
Arrivederci fra due settimane in Canada, sul veloce cittadino dell’isola di Notre-Dame dedicato a Gilles Villeneuve, un circuito da basso carico aerodinamico che, sulla carta, non dovrebbe mettere troppo in difficoltà la Ferrari e sul quale la Mercedes potrebbe essere la vera sorpresa.