FORMULA 1 | GP CANADA 2025 George Russell fa tornare alla vittoria una Mercedes apparsa estremamente competitiva sul veloce tracciato ricavato sull’isola di Nôtre-Dame. L’inglese, partito dalla pole position, è stato pressoché perfetto sin dallo spegnimento dei semafori, tenendo a bada Verstappen, mentre dietro Antonelli, scattato dalla quarta piazzola, alla prima curva infilava autorevolmente un Piastri entrato, saggiamente, in modalità “ragioniere”. Tuttavia, senza nulla togliere alla straordinaria prestazione dei Toto-boys, sulla quale ci soffermeremo in seguito, va sottolineato che Montreal è un circuito da carichi medio-bassi, caratterizzato da allunghi e frenate violente, ma con poche curve “di percorrenza”, un aspetto che ha sicuramente permesso alle monoposto con la Stella a tre punte di sopperire ad alcune congenite lacune e colmare così il divario con le Mclaren, apparse, a prescindere dagli errori di Norris, un po’ appannate ed impossibilitate a sfruttare appieno il loro potenziale in termini di bilanciamento e aerodinamica.
Diciamolo pure, Russell e Antonelli stanno formando una delle coppie più forti ed affiatate del Circus, dimostrandosi entrambi dei perfetti uomini-squadra. Dell’inglese conoscevamo già il potenziale, emerso sin dalle formule minori e concretizzato in quel titolo di F2, conquistato battendo Norris e che gli fece da trampolino di lancio nella serie iridata nell’ormai lontano 2019, quando la Mercedes gli aveva messo gli occhi addosso già da tempo. Ora è in una fase della sua carriera in cui, da ex talento emergente, può essere considerato un affermato top driver con tutte le carte in regola per diventare campione del Mondo, tuttavia va sottolineato non ha mai perso l’occasione di dare prova di grande correttezza in pista e fuori, nonché di una certa raffinatezza intellettuale a tratti persino pungente o ironica: terribilmente British, quanto la sua faccia. Merito del the e del porridge?
Di Antonelli finora si è detto solo bene, giustamente, tuttavia pur mostrando a sprazzi un talento enorme, seppur acerbo, ha sempre dato un po’ l’impressione di svolgere diligentemente il “compitino” e di portare avanti il suo processo di crescita seguendo una serie di tappe prefissate da altri. Mancava un guizzo, che ora è arrivato: una partenza da veterano, una gara condotta sempre sui ritmi di Russell e Verstappen , una difesa più che autorevole dal ritorno delle Mc Laren negli ultimi giri, quindi con gomme per sua stessa ammissione, un po’ usurate. Ora c’è da sperare che si sia definitivamente sbloccato e che magari osi un po’ di più, senza limitarsi a prendere lezioni da Russell, non solo di matematica. Altrimenti per lui la Mercedes potrebbe trasformarsi da scuola montessoriana a madre iperprotettiva. A diciotto anni combinare qualche cavolata serve comunque, se si vuole crescere veramente.
La Mclaren come dicevamo è apparsa un po’ sottotono, a prescindere dai proclami di chi sosteneva che le nuove direttive tecniche sulla flessibilità delle ali e sul fondo delle vetture ne avrebbero ridimensionato le prestazioni. La nostra sensazione è che per tutto il weekend le monoposto papaya abbiano avuto qualche difficoltà a trovare la quadra con gli assetti richiesti da un circuito “stop and go” come quello di Montreal e che forse tutto ciò sia all’origine del disastro, purtroppo l’ennesimo, combinato da Norris nel finale, con quel tentativo di sorpasso ai danni di Piastri finito strisciando rovinosamente lungo il muretto dei box, un disastro che, nell’economia del campionato, peserà come un macigno. Spiace per Lando, dato che ora rischia di entrare in una sorta di cortocircuito mentale che può ripercuotersi pesantemente sulla sua carriera, alimentando critiche talvolta ignobili.
Se per la Mc Laren si può parlare di un leggero appannamento, la Ferrari sembra stia precipitando in una di quelle fasi come se ne sono già viste in passato dove errori tecnici, scelte sbagliate, nervosismo dei piloti ed un pizzico di sfortuna rinviano per l’ennesima volta la lotta per il titolo ed il weekend di Montreal ne è stata la dimostrazione. Un errore in qualifica ha relegato Leclerc in quarta fila, da lì la decisione assurda di partire con gomme dure pensando di andare per un’unica sosta, per poi richiamarlo ai box al ventisettesimo giro e rimontargli la stessa mescola, scatenando così la sua ira funesta via radio, dopo tutti gli sforzi fatti per posticipare quello che avrebbe dovuto essere il suo unico pit-stop intorno alla quarantesima tornata: Leclerc, dopo aver più volte sottolineato lo stato ancora buono delle sue Pirelli, ha urlato di non aver capito questa scelta. Nemmeno noi, ma forse Vasseur sì, dato che la scadenza del suo contratto si avvicina. Per quanto riguarda Hamilton, la sfortuna si è presentata sottoforma di una marmotta, investita dal campione inglese nelle prime fasi di gara: un danno leggero che ha però alterato l’equilibrio aerodinamico della Rossa numero 44. Sir Lewis, vegano da dieci anni, chiuderà sesto dietro a Leclerc, per poi scoppiare in lacrime scoprendo di aver involontariamente causato la morte della bestiola. Ripresosi dal trauma, si è poi lasciato scappare una serie di dichiarazioni sibilline su “importanti cambiamenti politici” che sarebbero in corso all’interno del team, cambiamenti sui quali vorrebbe avere una certa influenza. Se a ciò si aggiungono alcune frasi del presidente del Senato La Russa, che ha dichiarato che vedrebbe bene Briatore come team manager della Ferrari, forse lo stesso Hamilton dovrebbe ricorrere al suo bagaglio di gesti apotropaici. Nel frattempo, suggeriremmo di riprendere in considerazione l’idea di un viaggio a Lourdes.
Arrivederci a fine mese a Zeltweg, che con i suoi curvoni permetterà sicuramente alla Mc Laren di tornare a volare.