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FORMULA 1 | GP AZERBAIJAN 2025 | I dolori dei giovani Oscar e Lando

by Massimiliano Franchetto
Formula 1 | GP Azerbaijan 2025 | Max Verstappen

FORMULA 1 | GP AZERBAIJAN 2025 Max Verstappen torna a dominare, come sa fare lui, il GP dell’Azerbeijan, disputatosi sull’insulso tracciato cittadino ricavato sulle strade della capitale Baku. In un weekend che ha visto la Mclaren andare completamente nel pallone soprattutto con Piastri, protagonista di due erroracci sia in qualifica che in gara, il campione olandese ha dominato in scioltezza sin dalle qualifiche del sabato, centrando senza problemi una pole position apparsa da subito inavvicinabile per i papaya boys.

L’australiano è infatti incappato in un weekend assolutamente negativo, culminato prima in una pessima partenza, quando per evitare una penalità si è letteralmente piantato venendo risucchiato dal gruppo, per poi finire a muro dopo poche curve ed apparire in mondovisione seduto su una seggiola dietro le barriere a guardare i suoi colleghi con aria meditabonda. Per carità, una giornata storta può capitare a chiunque, persino a chi sta lottando per diventare campione del mondo di Formula 1, tuttavia ci sentiamo in dovere di rispolverare la frase di un vecchio istruttore di scuola guida: “Le cause principali degli incidenti? Mugugni, cambiali e mogli fedifraghe.” Ci auguriamo che non sia il caso di Oscar…

Norris, anziché approfittare della catena di situazioni negative in cui si è ficcato il suo compagno di squadra per accorciare il divario che li divide in classifica, è stato autore di una gara assolutamente incolore, chiudendo settimo dietro alla Visa Cash-Minardi (auguri Giancarlo!) di Lawson, senza mai apparire in grado di attaccarlo. Forse la mediocrità della prestazione dell’inglese è da attribuirsi ad una sorta di inconscio senso di solidarietà, ma noi preferiamo lasciare la risposta ad Andrea Stella, ormai in procinto di laurearsi in psicologia ad honorem.

Il weekend quasi nero della Mc Laren ha favorito il rialzare la cresta della Mercedes, che ha chiuso con il secondo posto con Russell  e con il quarto di Antonelli, dietro ad uno strepitoso Sainz, sul quale ci soffermeremo in seguito, bravissimo a riportare la Williams sul podio dopo ere geologiche di anonimato. L’inglese, messo da parte il suo ruolo di tutor, ha puntato sull’intelligente strategia di partire con gomme dure e passare alle medie nella seconda parte di gara, mettendosi quindi in condizione di superare ai box sia Carlos che il suo compagno di team e confermando ulteriormente, se mai ce ne fosse bisogno, il suo grande stato di forma. Pertanto, siamo certi che la frase dell’istruttore di scuola guida di cui sopra non lo sfiori minimamente.

Ottima gara anche per Antonelli, bravo a giocarsi la sosta anticipata ed a superare Lawson. Per il bolognese vale lo stesso discorso di Russell, forse anche perché la sua giovane età lo tiene ancora lontano da certe situazioni, con buona pace di Toto Wolff, divenuto ormai una sorta di padre putativo.

E la Ferrari? Hamilton, pur mostrando segni di combattività ha chiuso ottavo al traguardo davanti a Leclerc, combinando però un piccolo pasticcio all’arrivo, quando, nel goffo tentativo di restituire la posizione al monegasco su ordine del muretto, non ha rallentato abbastanza. Perfidia o un maldestro tentativo di imitare Rubens Barrichello ai tempi d’oro? Vasseur, l’uomo che ha capito tutto, ad iniziare dal suo contratto, conosce sicuramente la risposta.

Note di encomio per Tsunoda, finalmente quinto con una monoposto che si suppone essere gemella di quella di Verstappen e di cui forse sta iniziando a capirci qualcosa e per Lawson, sesto al traguardo dopo aver centrato un sorprendente terzo posto in qualifica. In Nuova Zelanda si pensa di assegnargli il titolo di “Mister Simpatia”.

La gara di Sainz merita un capitolo a parte. Dopo un avvio di stagione caratterizzato da grandi difficoltà di adattamento alla monoposto di Grove, al punto da rendere il confronto con Albon a tratti impietoso, il precestinato si è costruito un weekend quasi perfetto centrando la prima fila in qualifica e, come dicevamo, arrivando sul gradino più basso del podio solo perché beffato dalla strategia controcorrente di Russell, tuttavia bisogna sottolineare che, in un giorno in cui molti big, compreso proprio il suo compagno di squadra thailandese, sono incappati in errori madornali, Carlos ha corso in modo impeccabile come faceva quando era vestito di rosso, togliendosi alla fine la soddisfazione di “essere arrivato prima lui sul podio con la Williams che Hamilton con la Ferrari”, inducendoci a sospettare che correre per un team inglese stia influendo anche sul suo senso dell’umorismo. Auguriamoci non ne risenta anche sul piano eno-gastronomico.

Arrivederci a Singapore, finalmente un circuito cittadino brutto ma molto old style, che con le sue curve di novanta gradi, i suoi muretti, le sue palme ed i suoi grattacieli, ricorda molto certi tracciati americani degli anni Ottanta, come Long Beach o Detroit, anche se a Detroit di palme nemmeno l’ombra.

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